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1.5 Il controllo bioecologico come valore
aggiunto nel recupero, il caso Neagorà
Federico Verderosa
L’alba del terzo millennio si annuncia con il ri-
fiuto di molte regole e comportamenti cele-
brati dalla razionalità pianificatoria della società
industriale.
Non si fondano più “nuove città”, ma si “risa-
na”, si cura ciò che è stato tumultuosamente
costruito, imparando l’ar te, tutta ar tigianale, del
restauro e della manutenzione urbana e pae-
saggistica.
Come per i centri storici, gli unici interventi oggi
ammissibili per tutelare il paesaggio debbono
fare riferimento al restauro, alla manutenzione.
Ma le tecniche non sempre sono appropriate,
gli esecutori degli interventi non sempre sono
adeguati. Il cambiamento è stato troppo for te
per trovare oggi abilità e competenze degli an-
tichi mestieri; non si può continuare come ab-
biamo fatto fino ad ora; non si può continuare
ad operare come se le risorse fossero infinite,
le conseguenze sarebbero tragiche. Le risorse
sono limitate e si stanno esaurendo. Se non si
interviene in tempo, le generazioni future non
avranno il tempo di agire.
La modernità vera può risiedere nel materiale,
nella tecnica costruttiva, nell’idea più antica, per-
ché “la tradizione è un’innovazione riuscita”.
Educare, valorizzare e rivalutare è la grande sfi-
da del presente e del prossimo futuro.
L’esigenza scaturisce, in modo del tutto natura-
le, da un profondo e diffuso disagio che si ri-
scontra nell’agire quotidiano, un malessere che
non ha una connotazione precisa ma che pro-
viene forse dalla sensazione di delusione e di
ingiustizia provocata dai numerosi squilibri che
pervadono la nostra civiltà che si vuole “faro
delle genti”.
Primo è lo squilibrio fra l’enorme progresso
tecnico scientifico che con grande capacità, in-
gegno, abilità, sacrifici ed errori, gli uomini han-
no raggiunto e, d’altra par te, la pover tà e me-
schinità dell’uso che ne facciamo. Si cerca di
capire perché questo profondo divario e come
porvi rimedio.
Secondo è la consapevolezza del consumo sfre-
nato di territorio voluto dalla incontrollata atti-
vità edilizia; e quindi consumo di energia, di-
struzione di risorse, produzione di scorie e ri-
fiuti; basti pensare che nella sola Europa il 45%
dell’energia viene utilizzato nel settore edilizio;
il 50% dell’inquinamento atmosferico è prodotto
dal settore edilizio; il 50% delle risorse sottrat-
te alla natura sono destinate alle industrie edi-
lizie; il 50% dei rifiuti prodotti annualmente pro-
viene dal settore edilizio; quindi evidenti respon-
sabilità dei tecnici, dei docenti e degli operatori
del settore.
Ma per capire non basta pensare ed emettere
giudizi: bisogna confrontarsi, analizzare insieme
per costruire insieme una prospettiva valida.
Dalla necessità di trovare una soluzione valida per
tutti è nata l’idea di creare un luogo dove riunirsi:
“alla ricerca di un nuovo modello culturale”.
Ma riunirsi e parlare non basta, bisogna che le
persone abbiano una ragione per stare insie-
me, che siano insieme per fare, che abbiano
un’attività concreta e che la discussione nasca
da un’esperienza pratica.
Si è pensato allora ad uno spazio nel quale for-
mazione e ricerca siano occasione per riunire
persone, soprattutto giovani, di varia provenien-
za e forma mentis, che, confrontandosi, generi-
no nuove idee.
È nato così “Neagorà 7 piazze”: un villaggio spe-
rimentale per la ricerca e la creatività, formato
da sette piazze ciascuna dedicata ad una attivi-
tà specifica.
La volontà di riportare al centro della progetta-
zione il rapporto diretto tra l’Architettura e la
vita, ci ha condotto a una concezione architetto-
nica che rispecchi la concezione etica del villag-
gio affinché vi sia una relazione coerente fra con-
tenente e contenuto: un’architettura di curve più
idonea a nostro avviso a racchiudere la vita del-
l’Uomo in un futuro di serenità e libertà.
È comunque un’architettura rispettosa del pa-
esaggio e dell’ambiente, sia per i materiali che
per le forme; queste ultime derivano dall’ado-
zione di strutture come archi, volte e cupole
che sono fra le più antiche e più diffuse prima
dell’avvento del cemento armato.
Concetto di fondo è che la “costruzione del-
l’ambiente” fisico è un atto pubblico, non priva-
to, e in questo senso si ha la grande responsa-
bilità di lavorare, di “costruire correttamente”
e di progettare per la collettività.
Il villaggio così concepito avrà lo scopo di pro-
muovere l’incontro di giovani, europei ed ex-
tracomunitari, provenienti da culture diverse, e
dirigerli verso le attività creative e la sperimen-
tazione di nuovi modelli di compor tamento
socio-culturale: una piattaforma di confronto, un
centro studi ad alto livello di contenuti, uno stru-
mento di ricerca per il miglioramento della qua-
lità della vita, con obiettivi raggiungibili su piani
e tempi diversi:
– formazione di giovani a varie tecniche, con
un plus valore di creatività e ricerca;
– coinvolgimento della popolazione locale in una
operazione di miglioramento delle condizioni di
vita, non solo sul piano economico ma soprat-
tutto sul piano culturale, sociale e relazionale;
– a più lungo termine, la ricerca e progressiva
sperimentazione di un nuovo modello cultura-
le capace di migliorare gli attuali atteggiamenti
e compor tamenti della società civile.
Nella sua prima fase di realizzazione il progetto
“Neagorà 7 piazze” si sta dedicando agli edifici
in autocostruzione, mediante laboratori, semi-
nari e corsi di formazione aper ti a tecnici, stu-
denti e laureati, coadiuvati da maestranze locali
e docenti specializzati.
Questo consente agli stagisti di sperimentare
manualmente, fin dalla prima pietra, le tecniche
di costruzione di archi, volte e cupole oltre il
concetto di lavoro comune per la ricerca di una
idea comune. La metodologia di base è l’alter-
nanza tra la trasmissione teorica delle cono-
scenze e l’esperienza di apprendimento manuale
in cantiere. Sia in aula che in cantiere viene pri-
vilegiato il lavoro in team; la metodologia di ap-
prendimento prescelta mira a verificare quoti-
dianamente il livello di apprendimento dei di-
scenti e ad abituare gli stessi al lavoro di grup-
Vallata (AV). Cantiere pilota