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quasi dettata dai giovani amministratori delle
ultime due legislature. Il nuovo Piano Integrato
di Riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambien-
tale si configura di fatto come un piano di Re-
stauro Urbanistico, almeno per la parte rilevante
di valore testimoniale di un’antica civiltà rurale,
contadina e povera materializzata nel tessuto
urbano del centro antico.
Il disegno del piano è pensato in relazione con-
sequenziale con un insieme di regole ispirate
esplicitamente a quei principi e metodi di recu-
pero edilizio che basano gli interventi sull’ado-
zione di tecniche tradizionali, che non stravol-
gono l’organismo costruttivo assicurando effi-
cacia, non invasività, reversibilità, durabilità.
Operazioni tecniche caute, dettate da un accu-
rato esame della storia costruttiva e sismica
Note
1. Ciardini, F.; Falini, P. (a cura di)
I centri storici
, Milano, 1978
(I ed.), 1980 (II ed.).
2. Manieri, E., in
I centri storici
, op. cit., (p. 85-94).
3. Gallicchio, P., direttore di “Reportage” Periodico di in-
formazione di Bisaccia (AV), nel corso del convegno “Ri-
costruzione, quale eredità?”, Castello Ducale di Bisaccia,
25 novembre 2000.
4. Criconia, A. (a cura di), Prefazione in
Figure della
demolizione
, Milano, 1998.
5. Pavia, C.,
Le paure dell’urbanistica. Disagio ed incertezza
nel progetto della città contemporanea
, Genova, 1996.
6. De Carlo, G., “Colletta di Castelbianco. Il villaggio tele-
matico”.
Enviropolis. La città e i suoi dintorni
, n. 10 (Supple-
mento al n. 48 di
EuropaNews
del 7-3-95), s.d. (1995).
7. Il testo completo nonché alcune precisazioni teoriche
sui principi della “Carta di salvaguardia delle città stori-
che” sono contenute in Di Stefano R.,“La Carta delle città
storiche ed il piano di salvaguardia per Napoli”.
Restauro
,
XVII, n. 98-99-100, 1988.
8.Arminio, F.,“Viaggio a Cairano”.
Ottopagine
. Il testo dello
scrittore irpino è anche pubblicato sui siti internet
e su
9. Direttive del Ministero dei Beni Culturali, 29 ottobre
1996.
della edilizia d’ambiente che definisce le pecu-
liarità di Cairano. Le “Istruzioni Generali” per la
redazione di progetti di restauro dei beni ar-
chitettonici di valore storico-ar tistico in zona
simica”,
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dettano proprio le regole per l’ade-
guamento e messa in sicurezza ispirandosi ad
una concezione di intervento “morbida”, adot-
tando l’uso di tecniche e metodologie storica-
mente compatibili con quelle proprie degli edi-
fici in muratura e così ogni altro piccolo centro
dell’Irpinia post-sisma.
Cairano, necessita per i suoi caratteri tipo-mor-
fologici, di una par ticolare e prioritaria atten-
zione alla struttura urbana; la quasi totalità del-
l’edificato, in un caso più unico che raro in Irpi-
nia, è infatti concentrato nel nucleo storico con-
solidato, nessuna appendice con carattere “pe-
riferico” si individua nel piccolo centro irpino.
Affrontata inizialmente l’analisi demografica,
sociale ed economica, nonché un dettagliato
inquadramento nelle potenzialità economiche,
turistiche, paesaggistiche, produttive ed infra-
strutturali del contesto territoriale di riferimen-
to, come Materiale del Piano si determinano
una serie di ambiti dove attraverso i profili “re-
golatori”, abachi di soluzioni formali e tecnolo-
giche si indicano i gradi di protezione ovvero di
trasformazione dell’ambito stesso. Questo si-
stema di elaborati si configura come un codice
d’intervento sulla città costruita.
Alla scala urbanistica si affianca così la dimen-
sione “architettonica” che completando il pia-
no gli restituisce immediata capacità di riconfi-
gurare lo spazio urbano.