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I volumi raddoppiati
Al termine del processo di ricostruzione ci ri-
troviamo con una moltiplicazione dei volumi
abitativi; sono stati sostituiti i centri storici e
costruiti i piani di zona, nuove periferie.
Senza timore di smentite si può affermare che,
nell’area del cratere, i volumi edilizi sono me-
diamente raddoppiati rispetto al 1980; le su-
perfici urbanizzate sono più che decuplicate.
Conza della Campania, sul colle storico, misu-
rava 120x150 m; il paese ricostruito a valle mi-
sura 1000x1500 m (con un terzo di abitanti in
meno)!
Così Bisaccia, così Lioni, Senerchia, Morra De
Sanctis, Castelfranci, Cassano Irpino.
Un senso di non-finito caratterizza quello che
rimane dei vecchi centri, ancor più le nuove
periferie.
I finanziamenti legislativi, per note vicende na-
zionali, nel 1992-93 si sono interrotti.
Rimane, oggi, con pochi fondi a disposizione, da
ricucire vecchio e nuovo… rimane da comple-
tare, da riabitare.
Che ne è stato della Car ta Europea del Patri-
monio Architettonico di Amsterdam o della
Car ta di Machu Picchu che stabilivano principi
essenziali sia in relazione alla conservazione in-
tegrata dell’esistente che della costruzione del
nuovo habitat?
Alcuni casi confortanti
Ci sono stati alcuni casi di recupero intelligen-
te: Rocca San Felice, Nusco, Gesualdo, Sant’An-
gelo dei Lombardi e Guardia Lombardi (par-
zialmente), Sant’Andrea di Conza; in quest’ulti-
mo, comune rientrante nella prima fascia (disa-
strati), l’amministrazione comunale dell’epoca,
già impegnata sul finire degli anni ’70 in un pro-
gramma di valorizzazione a fini turistici, ha op-
tato per il recupero integrale dell’intero centro
antico; puntando sulla conservazione e valoriz-
zazione del patrimonio storico e architettoni-
co, monumentale e minore, ponendo una at-
tenzione par ticolare al recupero di antichi com-
plessi storici quali il Palazzo dell’Episcopio (di-
venuto sede del comune), il Convento di Santa
Maria (pensato come laboratorio teatrale), l’an-
tica Fornace di laterizi (recuperata come piaz-
za coper ta e centro culturale).
A Gesualdo, adottando per la prima volta in
Campania lo strumento della Convenzione (oggi
accordo di programma) tra Comune e Facoltà
di Architettura di Napoli, si è pervenuti ad un
piano di recupero esemplare, fondato sull’ana-
lisi morfologica e tipologica degli elementi, vol-
to al recupero reale e non ad un piano di nuo-
va edilizia come verificato negli altri comuni in
genere.
Tranne le poche eccezioni riportate, ad un quar-
to di secolo dal sisma, in tutti gli altri comuni
non risulta definito né quanto rimane dei cen-
tri storici né i nuovi insediamenti.
Nei centri storici restano da sistemare gli spazi
vuoti lasciati dagli edifici trasferiti nei piani di
zona; sono presenti ancora ruderi e sterpaglie; i
piani di zona sono invece ancora in fase di ur-
banizzazione; naturalmente si presentano in-
completi, sovradimensionati, con tante caselle
ancora da riempire; né contigui coi centri stori-
ci, né nuovi luoghi.
Un’approfondita analisi relativa alla qualità de-
gli insediamenti e all’immagine urbana che ne è
derivata richiederebbe spazio, andrebbe con-
dotta luogo per luogo, analizzando contestual-
mente i risvolti sociali di ogni singola decisione
attuata.
Non soffermiamoci però su “una casa è stata data
a tutti” o “l’Irpinia sembra una piccola Svizzera!”
Il pentimento
Negli ultimi anni, altre esperienze, innescate da
una sor ta di pentimento per le violenze appor-
tate ai centri storici hanno preso il via nel terri-
torio altirpino.
Ad esempio il progetto pilota di Recupero dei
Borghi dellaTerminio Cervialto, in corso di ulti-
mazione: si recuperano compar ti edilizi e aree
di sedime (abbandonati da privati che hanno
ricostruito nei piani di zona) in quattro comuni
consorziati con finalità turistiche, legati al Parco
dei Picentini e alle Strade del Vino (attuazione
misure POR); tra questi, Castelvetere sul Calo-
re di cui si ripor tano alcune immagini.
Anche a seguito di questa esperienza si può
confermare un dato anticipato in Irpinia nel
1990 a seguito di una ricerca condotta dalla
Soprintendenza BAAAS di Salerno e Avellino e
dal CNR, Gruppo Difesa Terremoti: “il recupe-
ro di un vecchio edificio costa sempre meno di
una nuova costruzione a parità di superfici utili;
in quanto alla sicurezza sismica, i livelli di garan-
zia sono sostanzialmente gli stessi”.
In caso di sisma, il recupero è l’unico program-
ma sostenibile anche in termini ecologici (meno
materiali a discarica e meno cemento, meno
cave, meno gasolio per i traspor ti; più manodo-
pera qualificata, più materiali locali, più ar tigia-
nato, più riconoscibilità ambientale e ritorno
economico in termini turistici).
Indicazioni
Il recupero dei Borghi della Terminio Cervialto
è un buon segnale da par te di chi governa il
territorio; frutto di maturazione e di capacità
nel rivedere scelte precedentemente effettua-
te; uno dei pochi casi in cui i cittadini, coinvolti,
sono soddisfatti dei risultati ottenuti.
I tempi di attuazione sono stati comunque lun-
ghi: otto anni dal concorso di progettazione alla
ultimazione dei primi lotti funzionali; metà del
tempo impiegato per venire a capo della intri-
cata infinitesimale selva di proprietà catastali;
tempi inaccettabili se rivolti a popolazioni ter-
remotate che vivono in strutture provvisorie.
Belice, Friuli, Irpinia, Umbria, Molise… esperienze
da rileggere e confrontare per avere indicazio-
ni cer te sulle modalità di attuazione e gestione
del dopo-evento.
Occorrono strutture di assistenza tecnico-ope-
rativa, già radicate sul territorio, al servizio dei
Conza della Campania (AV). Vista dalla Sella di Conza,
sovrapposizione tra vecchio abitato (al centro) e nuovo
insediamento (Piano Beguinot, 1982-83)