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Occorre tuttavia precisare che il punto di par-
tenza, ossia il campione preso ad esempio, ha
caratteri e qualità eccezionali rispetto alla si-
tuazione corrente, per la dimensione e la com-
pattezza dei borghi e per la presenza dei Ca-
stelli, che sono cer tamente dei punti di riferi-
mento significativi.
Altri luoghi, altri insediamenti ed altri comuni
presentano condizioni di minore interesse e
minore competitività: spesso troppo isolati, spes-
so troppo limitati nella loro estensione per po-
ter assolvere ad una funzione ar ticolata e pub-
blica; spesso con esigenza di accorpamento, di
ampliamento, di integrazione.
La costruzione di tale codice è l’obiettivo della
ricerca di cui si da sintesi e resoconto in questo
documento che, per ovvie ragioni di spazio e
per esigenza di sintesi, non può includere e
documentare tutti i passaggi del lavoro svolto
ed il materiale prodotto.
Le schede allegate sono soltanto alcuni esempi
del lavoro prodotto ed includono:
– l’analisi tecnico costruttiva dei modelli reali di
riferimento
– la codificazione della tecnica storica attraverso
individuazione dei caratteri invarianti e regionali
– l’analisi dei fenomeni di degrado e la verifica
dei livelli prestazionali dei manufatti edilizi
– le ipotesi di recupero
– l’attualizzazione della tecnica storica e ricer-
ca di nuove ipotesi di impiego.
Sono state documentate altresì significative
esperienze di lavoro, di cantiere, che hanno
permesso il monitoraggio delle azioni proget-
tuali e la rettifica successiva delle schede ope-
rative, tradotte in disegni, soprattutto par tico-
lari costruttivi, voci di computo metrico, norme
di capitolato, schede disciplinari.
Caso forse unico, il “manuale”, nato come una
sor ta di disciplinare tecnico di cantiere, stru-
mento contrattuale tra pubblica amministrazio-
ne e impresa, viene verificato e monitorato
durante ogni fase costruttiva; lo stesso discipli-
nare viene quindi emendato, aggiornato e riap-
paltato; e questo più volte, dal 1998 ad oggi.
Preferisco concludere questa nota indicando su
quale problematica occorrerà, in seguito, appro-
fondire la ricerca avviata con il manuale irpino;
è auspicabile che in ogni intervento di recupe-
ro dell’edilizia storica si approfondiscano le que-
stioni legate al contenimento delle risorse ener-
getiche e al contempo si esaltino le tracce di
quegli accorgimenti storici che hanno permes-
so alle costruzioni povere di interagire con l’am-
biente.
Si prende qui di seguito in esame la possibilità
di intervenire con elementi che consentano la
ventilazione naturale degli ambienti interni, con
grande beneficio in rappor to ai periodi più cal-
di che, nei paesi dell’Irpinia, di rado raggiungo-
no temperature eccessive e quindi possono ri-
solvere in termini esclusivamente passivi il pro-
blema del raffrescamento estivo.
Nelle schede allegate nella sezione terza del
manuale sono proposte alcune soluzioni di ca-
mini di luce ventilanti studiati da Angelo Verde-
rosa per i Casali dell’Abbazia del Goleto a San-
t’Angelo dei Lombardi, derivate da esperienze
comuni operate in altre par ti d’Italia, in par te
recepite anche nel progetto per Masserie Sa-
bato a Bisaccia elaborato dalla Accanto e allo
stato non ancora cantierate; si auspica allo stesso
gruppo di ricerca la possibilità di ulteriori inter-
venti diretti in questo campo.
Fra le tecniche da adottare nei progetti di ri-
strutturazione di edifici danneggiati o distrutti
da eventi sismici, nel quadro dei dati climatici
dei centri del sud, non può essere ignorata quel-
la che prevede sistemi di ventilazione naturale
ed ibrida, in sostituzione totale o parziale di
impianti di condizionamento o raffrescamento
di tipo tradizionale.
Nel panorama delle architetture ad elevata
qualità ambientale (molti studi e relativamente
poche realizzazioni, localizzate per la maggior
par te nel nord Europa, dove il problema da ri-
solvere è sostanzialmente il freddo in inverno e
soprattutto nelle stagioni intermedie) quelle
basate su principi di ventilazione naturale o ibri-
da sembrano oggi rivestire il maggior interesse.
L’obiettivo di eliminare dalle costruzioni o al-
meno ridurre al massimo l’uso di sistemi di con-
dizionamento estivo ed invernale basati sul mo-
vimento meccanico forzato continuo di aria trat-
tata nei diversi ambienti ha il duplice significato
di ridurre i consumi di energia e di evitare una
delle più significative cause di diffusione di ma-
lattie in ambienti di uso collettivo.
Dopo la crisi energetica del 1973 (che segna
l’inizio della nuova attenzione dei progettisti al
problema dell’uso dell’energia nella costruzio-
ne e nella gestione degli edifici) questa si con-
centra da una par te sull’esigenza di isolamento
termico, sulla tenuta all’aria per non disperdere
il calore e diminuire i consumi per riscaldamen-
to e raffrescamento degli spazi interni; dall’altra
sull’esigenza di recuperare, da altre fonti, una
quantità più o meno simile di energia rispetto a
quella appena sottratta a questo settore.
Gli edifici vengono concepiti in termini concet-
tualmente analoghi, ma tali da risultare perfetta-
mente isolati dall’ambiente esterno con un am-
biente interno controllato, con illuminazione ar-
tificiale, ventilazione, riscaldamento e condizio-
namento meccanici. Quest’ultimo quando con-
sentito dal budget disponibile, dato l’elevato co-
sto degli impianti relativi e della loro gestione.
La necessità di sintesi ci costringe ad omettere
l’analisi di quel prezioso periodo della storia
della progettazione architettonica, noto ai più
e di grande interesse per la spinta al rinnova-
mento insita nel lavoro, ancorché senza esito
concreto, di molti architetti, per passare diret-
tamente ad alcune considerazioni sulle meto-
dologie e potenzialità attuali.
Attualmente, dunque, per nuovi edifici e per il
recupero di quelli esistenti, l’attenzione si rivol-
ge verso una progettazione che tenga conto
non solo dell’isolamento e della massa termica,
della tenuta all’aria e della dispersione di calo-
re, ma anche e soprattutto delle interazioni fra
spazio interno ed ambiente esterno, con l’obiet-
tivo di utilizzare il secondo per determinare nel
primo quella condizione di comfor t che l’uso, il
sito, la specifica condizione locale, richiedono.
Gli edifici vengono progettati per interagire con
l’ambiente esterno per creare un ambiente in-
terno salubre e confor tevole: sono edifici aper-
ti alle positive energie esterne e non perfetta-
mente chiusi ed isolati.
Strumento indispensabile è la conoscenza di
tutti i caratteri significativi propri dell’area in cui
l’edificio deve essere costruito o ristrutturato;
l’obiettivo è la comprensione e la realizzazione
del miglior sistema di relazioni possibile fra ca-
ratteri del sito e caratteri dell’architettura, fra
spazio esterno e spazi interni, fra le specificità
del clima ed il livello di comfor t degli utenti, in
sintesi, l’obiettivo è l’appar tenenza dell’edificio
al luogo in cui sorge.
L’uso di tecnologie sostenibili, guadagno solare
passivo, illuminazione e ventilazione naturale,
energie alternative rinnovabili ecc., dipende in-
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