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Non amo i “manuali”, cioè i testi che, con l’obiettivo di condensare infor-
mazioni e ridurre conoscenze e processi operativi a semplificazione mas-
sima, di fatto avvalorano banalizzazioni. Soprattutto non amo i “manuali”
che invadono questioni del progettare e del costruire: queste, se cer ta-
mente si alimentano di stratificazioni ed esperienze, non possono essere
affrontate senza la piena coscienza che ogni atto costruttivo di per sé è
un unicum, per come interpreta il contesto culturale, socio-economico,
spaziale ed a-spaziale dove si immerge.
Per me compito primo di un buon “manuale” è – estremizzo il concetto
– “disorientare”. La raccolta di elementi e la costruzione di “codici di
pratica” non deve cioè spingere verso soluzioni predefinite, bensì solleci-
tare in direzioni contrapposte, evidenziare alternative, far comprendere
come ciascuna sia appropriata al caso specifico, spingere a valutarne po-
sitività e negatività, aiutare a scegliere in futuro l’azione di volta in volta
preferibile. Il patrimonio edilizio del passato certamente mostra elemen-
ti ricorrenti: se lo esaminiamo con attenzione ci rendiamo conto però
che, come è ovvio, quelli che oggi appaiono come vecchi centri non sono
sor ti in un istante, anzi – specie quelli cosiddetti “minori” – dimostrano
stratificazioni di minute innovazioni, attente interpretazioni della morfo-
logia, evoluzione, capacità inventive nell’affrontare e risolvere difficoltà
contingenti, interpretare capacità tecnologiche ancorate al tempo ed al
luogo. Nel loro insieme i manufatti della tradizione dimostrano lunghi pro-
cessi di comprensione del clima, dei venti, dell’orientamento, della posizio-
ne di un grande albero o di qualcos’altro che magari oggi non c’è più.
Amo quindi i “manuali” quando testimoniano esperienze e puntano a
contribuire alla costruzione di una teoria saldamente ancorata alla prati-
ca, che non sia mai disattenzione, soluzione predefinita o acriticamente
replicata, ma che sapientemente riunifichi conservazione ed innovazione.
L’esperienza alla quale qui si fa riferimento è quella di un raro intervento
edilizio unitario attuato simultaneamente in più luoghi.
Il restauro dei Castelli dellaTerminio Cervialto si configura come un pro-
getto unitario ed ar ticolato, elaborato nel 1996 in risposta ad un preciso
programma, in par te realizzato ed in par te in corso, via via riprecisato e
rimesso a punto nel tempo, di natura for temente integrata: attrezzature
ricettive, restauro di unità abitative complete dall’arredo alle reti infra-
strutturali, spazi urbani.
La sapiente strategia d’intervento attuata dalla Comunità Montana Termi-
nio Cervialto e dai singoli comuni fa si che siano oggi in cantiere anche
interventi che portano a realizzare significativi “attrattori territoriali”: em-
blematico il restauro e la ristrutturazione del Castello di Taurasi, con ecce-
zionali funzioni museali e di laboratorio enologico. Pronti inoltre i progetti
per la sala per la musica – la Music Hall che si estende nel ridisegno della
Piazza di Castelvetere – e per il Castello di Quaglietta a Calabritto.
Sono effettivi autori del progetto decine di giovani professionisti, preva-
lentemente dell’area irpina, strutturati in unità operative ed impegnati
ormai da anni anche nel seguire le attività di cantiere: l’iniziativa della
Comunità e dei Comuni ha cioè por tato alla riqualificazione del patrimo-
nio edilizio dell’area e contemporaneamente alla messa in atto di un’espe-
rienza di grande interesse formativo che ha determinato nello stesso
tempo abitudine al lavoro di gruppo, esperienza di interazioni pluridisci-
plinari, capacità e assunzione progressiva di responsabilità professionali
che ha ormai por tato, di fatto, al coordinamento in loco del progetto.
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L’esperienza fin qui condotta, avvalendosi del positivo clima operativo e
dell’ampia disponibilità delle imprese realizzatrici (del tutto eccezionale
che – almeno ad oggi – le opere realizzate non abbiano fatto registrare
riserve o abituali forme di contenzioso) ha consentito di riattivare tec-
nologie in disuso e di sperimentarne in qualche caso adeguamenti con-
temporanei.
Il “manuale” scaturisce quindi da un’analisi paziente, da una ricerca pro-
gettuale specifica nell’ottica delle opportunità offer te dal sostegno di
fondi comunitari, dalla sinergia di giovani professionisti e amministratori,
dalla capacità di cantierizzare, nell’ambito della difficile normativa italiana,
tecniche di recupero e materiali “sconosciuti” ai prezziari regionali, dalla
riscrittura di disciplinari e capitolati, dal disegno e ri-disegno di par ticola-
ri costruttivi, dalla passione viscerale verso il territorio e delle tracce
scampate al sisma del 1980.
Angelo Verderosa, curatore del manuale, e il gruppo di Accanto impe-
gnato nella valorizzazione e promozione del territorio altirpino, registra-
no oggi studi e accadimenti dell’ultimo decennio, maturati in gran par te
nell’ambito del progetto dei borghi della “Terminio Cervialto”.
Il progetto dei borghi nasce nel 1996 dalla volontà di aggregazione di
alcuni comuni della Comunità MontanaTerminio Cervialto interessati dal
Parco Regionale dei Monti Picentini; una delle misure di finanziamento
del Programma Operativo FESR, annualità 1997, prevedeva finanziamen-
ti specifici per i comuni ricadenti all’interno delle aree naturalistiche vin-
colate a parco; i Comuni di Castelvetere sul Calore,Volturara Irpina, Ca-
labritto (Quaglietta) e Taurasi, possedevano unità edilizie, nei centri sto-
rici, abbandonate dai proprietari originari in quanto “emigrati” nei cosid-
detti piani di zona (delocalizzazione a seguito dei piani di ricostruzione
post-sisma). Accomunati da una for te vocazione turistica, legata al parco
e agli itinerari del vino, consorziandosi, i quattro Comuni si candidarono
alla richiesta di fondi europei con un programma al momento unico nel
suo genere in Italia. All’interno di un progetto complessivo dell’ordine
dei 25 milioni di euro, la candidatura al finanziamento P.O.FESR 97 preve-
deva una spesa media di circa 2 milioni di euro per ogni borgo medieva-
le; il primo stralcio-pilota mirava al recupero dei quattro castelli col fine
Prefazione
Note
1. All’attuale fase di recupero dei Borghi dellaTerminio-Cer-
vialto hanno finora contribuito con diversi apporti: Angelo
Verderosa (coord. tecnologie e restauro), Francesco Rozza
(coord. strutture e consolidamenti), Antonio Ressa (coord.
computi e capitolati),Gerardo Ragone (aspetti socio-econo-
mici), Gerardo Giovine (geologia), Antonio Sullo e Michele
Carluccio a cui si sono aggiunti,
1996-98:
Renato Maruotto,
Rocco Lettieri, MicheleTroiano, Fabrizio Faia,Vito Cappiello,
Aldo Maria Di Chio, Luigi Maria DeVivo,Aldo Sciaraffa, Luigi
De Cristofaro, Lorenzo D’Argenio, Matteo Marino,Antonio
Petruzzo, Giuseppe Delli Gatti, Lucia Pappalardo, Maurizio
Cerullo,AngeloAmbrosone,Alfredo Galasso;
1999-2000
:Ma-
riano Pica Ciamarra,Pietro Mauriello;
2001-03:
Giovanni Ca-
sparriello, Gaetano Iannuzzi, Amato Petito, Diego Guarino,
Antonio De Furia, Hikaru Mori, Giuseppe Muollo, Settimia
De Matteis;
2004-05:
Emanuele Pica Ciamarra, Luciana De
Rosa, GiacomoTempesta, CDS Ing srl, Hyriatecno Associati,
Filippo Rondoni; R.U.P. l’Ing. Fernando Chiaradonna.