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– Sottotetto
Per il sottotetto c’erano tre possibili soluzioni:
la prima era di lasciare l’intradosso del tetto a
vista, la seconda era di realizzare un normale
solaio intermedio, per garantire un buon isola-
mento ma anche per avere l’intradosso del tet-
to non a vista, e la terza era di realizzare una
controsoffittatura come già visto nei solai.
– Cornicione
Detto “romanella” veniva realizzato solo dalla
par te dove cadeva la falda, con l’ausilio del cop-
po (o embrice), la stessa tegola che poi veniva
usata per la coper tura del tetto;
Dal punto di vista operativo il cornicione si re-
alizzava poggiando una prima fila di coppi, leg-
germente a sbalzo (circa 12 cm), lungo tutto il
muro e con la concavità rivolta verso il basso,
fissando il coppo con malta di calce; si realizza-
va poi una seconda fila, ottenendo così uno sbal-
zo di due gradini di circa 25 cm. In alcuni casi le
file di coppi si alternano con file di mattoni pieni.
Infine la “romanella”, in qualche edificio apparte-
nente a famiglie benestanti, veniva stuccata.
L’uso del coppo era consigliato per la sua leg-
gerezza, che lo rendeva meno pericoloso in caso
di sisma.
– Tetto
Il tetto veniva realizzato con struttura por tante
costituita da travi in legno principali in posizio-
ne orizzontale, che a seconda del tipo di tetto,
si poggiavano sul muro por tante laterale oppu-
re su capriate quando si voleva costruire un
tetto a più falde (dette “acque”).
Realizzata la struttura por tante primaria con
travi di legno di diametro 20-30 cm, ad un inte-
rasse superiore al metro, si eseguiva una strut-
tura por tante secondaria con travicelli detti
“chianelle” in direzione della massima penden-
za di spessore 8-10 cm, con lo stesso interasse,
e infine si costruiva il piano di appoggio delle
tegole con il tavolame che veniva poggiato sul-
le chianelle, sempre senza chiodatura.
È da specificare che le travi, dell’orditura primaria,
erano sbozzate a forma circolare, invece le “chia-
nelle” erano tagliate a forma parallelepipeda, for-
se consigliato dall’esigenza di avere degli appoggi
piani, per il tavolame, e non curvo come avveniva
sulle travi dell’orditura principale, da qui il nome
di “chianelle”. Solo in alcuni casi il tavolame si pog-
giava direttamente sull’orditura primaria.
Realizzato il piano si completava la coper tura
ponendo gli embrici, usati anche per realizzare
i colmi, i compluvi, i displuvi, e infine per dare
forma tronco conica al comignolo.
Il coppo non aveva nessun incastro o fissaggio,
era solamente poggiato sul piano di legno, anzi
spesso si usavano dei massi di pietra per fer-
mare la varie file di coppi.
Aperture
I vani, finestre o porte che siano, venivano ese-
guite con le stesse tecniche, che qui elenchiamo
– Arco in pietra
Questa è la tecnica più usata perché era eco-
nomicamente più conveniente e comunque
garantiva una cer ta resistenza del foro. Si rea-
lizzava con la normale procedura, cioè di co-
struire una forma su cui venivano poggiate le
pietre, squadrate, con calce, assicurandosi che
fossero ben adagiate le une alle altre, e che la
chiave fosse ben messa. Le mazzette venivano
costruite usando delle pietre meglio sbozzate.
– Architrave in legno
Si può definire la tecnica più povera, in quanto
consisteva nel porre una base di legno di quer-
cia (era il legno che veniva utilizzato per tutti
gli usi strutturali, insieme al castagno).
Posta questa base di 3-4 cm di spessore si di-
sponevano le pietre. In ogni caso per alleggeri-
re il carico, che gravava sull’architrave della fi-
nestra o della por ta, si realizzava lo stesso un
arco nel muro.
– Por tali
Se c’era la disponibilità economica si chiamava
lo scalpellino il quale realizzava por tali, finestre
e cantonali, come abbiamo già visto. Quindi se
erano disponibili i pezzi in pietra, come l’archi-
trave, l’arco, la base e ritti laterali, si montavano
durante l’esecuzione del muro, dove tranne in
qualche rara eccezione, i blocchi di pietra non
avevano nessun gancio ma venivano fissati sem-
plicemente con calce.
Dato che questi elementi, in generale, non ave-
vano lo spessore del muro, ma circa 20-30 cm,
il resto del muro veniva sostenuto con le nor-
mali tecniche, con un architrave in legno, per
avere una aper tura interna rettangolare, o con
un arco in pietra.
In tutti i casi i vani si allargavano procedendo
verso l’interno.
– Altri elementi
Il davanzale o la soglia si realizzava con una base
di pietra, in cui venivano tracciati sia lo scolo
per l’acqua sia il listello ferma acqua.
Portali, soglie e davanzali in pietra sono elementi
che spesso assolvono anche a funzione deco-
rativa. Il por tale più diffuso è costituito da bloc-
chi bocciardati con una breve cornice liscia, spes-
so con elementi decorativi sui conci di base dei
piedritti, di imposta dell’arco e in chiave. La for-
ma dei portali in genere a sesto ribassato; meno
diffusi l’arco a tutto sesto, l’architrave e un por-
tale definito da alcuni “ad arco irpino”: si tratta
di un arco mistilineo, una sor ta di arco a tutto
sesto con interposizione di un concio di chiave
orizzontale lungo circa un terzo dell’intera luce
dell’arco stesso.
Materiali
Prima di parlare dei materiali possiamo dire che
la fornace era un elemento comune a molti
materiali che dovevano essere preventivamen-
te cotti, come mattoni, gesso e calce.
Si trovavano due tipi di fornaci una di tipo prov-
visoria, realizzata solo espressamente per quel
cantiere, l’altra classica che aveva una produ-
zione continua, e di qualità superiore.
La fornace di cantiere
La fornace in cantiere di pianta circolare aper-
ta in sommità e con due fori sul fronte poteva
essere con una doppia muratura, una interna in
mattoni refrattari ed una esterna con pietra
“mor ta” oppure molto più grossolana ottenuta
scavando nell’arena.
La fornace non aveva piani intermedi o di co-
pertura e le due finestre servivano una per inse-
rire fascine o paglia e l’altra per tirare la cenere.
Le operazioni di produzione erano lente per-
ché si partiva con il preparare il prodotto (mat-
toni, pietra per la calce o gesso) poi si faceva
una sor ta di volta con il materiale da cuocere,
lasciando dei fori perché il fuoco attraversasse
il materiale, infine si accendeva il fuoco, il tutto
richiedeva fino ad un mese di tempo.
La fornace ar tigianale
Il carattere permanente di questo tipo di for-
nace permette di avere una qualità dei prodot-
ti migliore dovuta alle alte temperature che riu-
sciva a raggiungere rispetto alle fornaci di can-
tiere. Rimandiamo la descrizione ad una tratta-
zione più specifica.
– Calce
La calce, veniva prodotta dalla cottura delle