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4.1 Note metodologiche
Premessa
Segnata dal massiccio dei Monti Picentini dai cui
margini prendono forma le valli dell’Ofanto, del
Calore e del Sele, l’Irpinia conserva una propria
identità territoriale che la differenzia sia dal re-
sto della Campania sia dalle contigue terre della
Basilicata e della Puglia, ricca com’è di sedimen-
tazioni storiche e di suggestioni geografiche; il
paesaggio è armonioso e gradevole, ricco di fal-
de idriche, terra di mediazione tra le alture dei
Picentini e del Formicoso e i pianori della Baro-
nia, caratterizzato dall’insieme equilibrato di ele-
menti morfologici, idrici, vegetazionali, antropici
e di uso del suolo.
Negli ultimi venticinque anni, con la ricostruzione
postsismica, ambiente e il paesaggio sono stati al-
terati dalla veloce serialità degli interventi edilizi,
conseguenza di una diffusa assenza di qualità nella
realizzazione degli spazi pubblici e privati.
È necessario risanare oggi ciò che è stato finora
impropriamente ricostruito; occorre completa-
re i vuoti urbani lasciati aperti dal terremoto; c’è
un bisogno interiore di indagare e di ritrovare i
materiali e le tecniche che connotavano gli spazi
della nostra infanzia.
Piazze e paesaggio avevano assorbito la pietra
locale, un brecciato calcareo con sfumature dal-
l’avorio al marrone, quale comune denominato-
re di un linguaggio architettonico scarno, essen-
ziale nelle trame geometriche e nelle forme di
lavorazione dei massi.
Quest’ultima parte del “manuale”, forse meno
“matura” e meno sperimentata rispetto alla pre-
cedente sezione, intende fornire comunque una
serie di “ prime indicazioni” sia sui criteri di recu-
pero degli spazi urbani e degli elementi del pae-
saggio, sia sui materiali locali e sulle loro tecni-
che di posa, attraverso la documentazione di al-
cune esperienze finora attuate.
Programmi regionali
Le recenti occasioni progettuali, ispirate dalla
Legge Regione Campania n. 26 del 18.10.2002,
così come quelle in corso di attuazione – POR
Campania, Misura 4.12 – attraverso il program-
ma di recupero degli “invasi spaziali” nei centri
rurali, permettono di avviare un diffuso ciclo di
restauro e di manutenzione degli spazi pubblici
storici; è da auspicare che questa possibilità di
“ridefinizione” non diventi un ulteriore banco di
sperimentazione incontrollata dove, come già
successo per la ricostruzione post-sisma, si fini-
sce poi con il devastare gli spazi della memoria
o con il proporre “porfido del Trentino” e “pie-
tra dell’Etna”.
Spazi urbani e paesaggio sono i cardini “pubblici”
della salvaguardia e del riequilibrio delle aree
interne rurali che vedono, soprattutto nel recu-
pero dei centri abitati, uno strumento di rinasci-
ta culturale ed economica, da cui residenti e visi-
tatori potranno trarre beneficio.
Esperienze effettuate in altre regioni italiane in-
dicano che il recupero delle qualità spaziali nei
centri minori interviene significativamente e di-
rettamente sul riequilibrio territoriale; la succes-
siva manutenzione e tutela, oltre che innalzare la
qualità della vita dei cittadini, determina un sen-
sibile miglioramento della realtà socio-economi-
ca a scala locale e regionale.
Contesto locale
La ricostruzione post-sisma del 1980 ci porta
oggi ad affrontare problematiche inerenti due tipi
di spazi urbani: da una parte gli spazi “storici”,
caratterizzati da morfologia planimetrica eredi-
tata dal passato, dimensioni fisiche limitate, emer-
genze architettoniche, manomissioni edilizie re-
centi, vuoti generati dalle demolizioni post-sisma;
dall’altra “nuovi” spazi pubblici, scaturiti dalla pia-
nificazione del processo ricostruttivo, privi di
definizione spaziale, qualità architettonica, equili-
brato rapporto alla scala urbana.
In fase di intervento, nel primo caso, un’attenta
analisi preventiva sull’esistente e sulla documen-
tazione storica disponibile, aiuta sicuramente alla
riscoper ta delle geometrie sedimentate e dei
valori spaziali antecedenti al sisma; nel secondo
necessitano letture ad una scala più ampia con
l’obiettivo di ricucire vecchio e nuovo. L’utilizzo
di materiali locali aiuta sicuramente a rafforzare
le valenze storiche e architettoniche degli “spazi
storici”; negli spazi derivati dalla ricostruzione
post-sisma bisogna invece porsi l’obiettivo di cor-
reggere le “distorsioni” dimensionali, attraverso
lo studio e la progettazione di visuali mirate, filtri
architettonici, barriere arboree, a volte saturan-
do, attraverso l’utilizzo di un ulteriore costruito
capace di individuare nuovi luoghi, spazi più inti-
mi e vivibili.
Il recupero degli spazi urbani
Gli spazi urbani di ogni centro storico necessita-
no oramai di un adeguamento funzionale degli
impianti a rete (fogne, elettricità, acqua, gas, tele-
fono e cablaggio) e di una maggiore accessibilità
sia per i diversamente abili che per i mezzi di
soccorso.
Peculiarità dei centri storici dell’entroterra irpi-
no è la completa inaccessibilità carrabile; le uni-
che vie di accesso ovvero i vicoli sono gradonati
e quindi esclusivamente di uso pedonale.
Fino agli anni ’60 prevalevano pavimentazioni in
pietra locale: acciottolati, selciati, basolati, vi era-
no listature principali ovvero “direzionali” e lista-
ture minori, coincidenti o meno con scalini, spesso
ortogonali alle principali. Negli anni successivi,
purtroppo, con l’introduzione dei “cantieri-scuo-
la” finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, le
pavimentazioni originarie furono sostituite con
cubetti lavici o ricoperte con battuti di calce-
struzzo. Le opere infrastrutturali a rete sono
ancora oggi spesso a vista, con cavi aerei intrec-
ciati sopra piazze e vicoli.
Nel recupero degli spazi urbani bisogna trovare
un punto di mediazione tra conservazione degli
elementi della memoria ed esigenze di adegua-
mento funzionale, accessibilità e sicurezza, posti
dalla legislazione vigente per luoghi di uso pub-
blico; spesso gli amministratori pongono ulterio-
ri esigenze di uso degli spazi urbani a fini turistici
e didattici.
Occorrono soluzioni dinamiche che possano
essere opportunamente flessibilizzate per rispon-
dere ad un numero maggiore di esigenze e per-
mettere di adeguarsi al loro mutare nel corso
del tempo; nonostante l’apparente contraddit-
torietà occorre intervenire comunque attraver-
so una logica di restauro; sulla scorta dei rilievi,
dei dati, delle normative, della documentazione
e delle memorie storiche, viene effettuato uno
studio di alternative progettuali con obiettivi di
riuso e rispetto dei beni storici.
Contenimento dell’inquinamento luminoso
Gran parte dei centri storici sono contigui ad
aree naturalistiche protette, dalle Aree SIC al
Parco Regionale Naturale dei Monti Picentini; l’in-
quinamento luminoso crea disturbo non solo agli
animali e alle piante ma anche all’uomo; la luce
dispersa verso l’alto illumina le particelle in so-
spensione nell’atmosfera: si crea così uno sfon-
do luminoso che nasconde la luce degli astri.
Potrebbe sembrare un problema che riguarda
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